IL SISTEMA FILTRANTE DEL RENE
Qui vediamo in dettaglio le membrane cellulari di filtrazione.  E' da queste cellule che appaiono frastagliate (formando così numerosissime fessure) che esce l'urina primitiva: è una specie di setaccio.
La cosa sorprendente è l'enorme volume di sangue che passa in queste minuscole strutture: l'intera massa sanguigna, circa 5-6 litri, passa attraverso i reni 20 volte in un'ora, vale a dire circa 100 litri l'ora.
L'altra cosa sorprendente è che la cosiddetta urina primitiva che esce da questi setacci (e che comprende, insieme agli scarti, molta acqua, sali zuccheri e proteine) viene recuperata quasi al 90%.  Infatti nelle 24 ore i corpuscoli renali filtrano 180 litri di liquido, ma solo un litro e mezzo, in definitiva, verrè espulso veramente.
A volte delle piccole lesioni (traumi, infezioni, tumori) fanno sì che il meccanismo di riassorbimento non funzioni più bene.  E' così per esempio, che si possono trovare nelle urine abnormi quantità di acqua, di sali, di elementi del sangue, proteine,ecc.
Se un individuo ha un eccesso di zucchero nel sangue (iperglicemia) Cioè crea conseguenze anche nella capacità di riassorbimento.  Se i tubuli non riescono a riassorbire questo zucchero in eccesso, esso rimane nelle urine.  E' il diabete.  Quando tutto il sistema renale presenta problemi molto seri di filtraggio, si possono sostituire queste strutture con un filtraggio artificiale: la dialisi renale.
Si collega il sistema arterioso con quello venoso, e si filtra il sangue attraverso delle membrane artificiali.  E' il cosiddetto rene artificiale.
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PAPILLA RENALE
Ogni rene ha a disposizione per l'eliminazione dell'urina da 10 a 15 papille renali, ciascuna provvista di un proprio dotto escretore .  Ogni dotto corrisponde a un piccolo condotto, che attraverso uno stillicidio continuo porta verso i calici (e poi verso l'uretere) quell'1% di urina che rappresenta lo scarto finale dei filtraggi di cui abbiamo gié parlato.
Il riassorbimento, lo abbiamo visto, avviene grazie a un meccanismo di risparmio: esso è controllato da certi ormoni che provengono rispettivamente dal surrene (aldosterone) e dall'ipofisi, situata alla base del cervello (adiuretina), i quali regolano il riassorbimento di acqua e di sodio.
Se per esempio un individuo tende a perdere troppa acqua per traspirazione, l'ormone agisce per riequilibrare il livello dell'acqua rendendo più permeabili le pareti di riassorbimento.  O viceversa.
Si tratta, nell'insieme, di un sistema così efficiente e flessibile che in pratica un solo rene è sufficiente per far funzionare tutto il sistema, (così come alcuni aerei a due motori possono continuare a volare con un solo motore su due).  I tubuli renali che sono contenuti a milioni nei reni, nel caso che funzioni un solo rene, sono naturalmente costretti ad un superlavoro: e bisogna aiutarli evitando i sovraccarichi.  Per esempio ricorrendo a delle diete adeguate.   larghezza della pagina 2 mm occorre cioè 1/2 pagina per fare 1mm Ingrandimento 150x.

 

 
 
GLOBULI ROSSI
Un'immagine semplice ma sorprendente: una piccola arteria tagliata trasversalmente da cui si affacciano alcuni globuli rossi.
Per avere un'idea delle loro dimensioni basta pensare che un millimetro cubo di sangue può contenere oltre 5 milioni di queste piccole cellule.  In proporzione a questa fotografia un uomo sarebbe alto 35 chilometri.  Il diametro di un globulo rosso è di circa 7m.
L'arteriola che vediamo qui è situata nel cervello: esistono vasi ancora più piccoli (capillari), con il calibro o diametro di un singolo globulo rosso.  Ed infatti in questi capillari i globuli rossi passano in fila, uno solo alla volta.  Intorno all'arteriola si vede la rete del connettivo che l'avvolge.
I globuli rossi sono cellule molto particolari: se ne vanno in giro continuamente nel nostro corpo, a miliardi, come colonne di camioncini per rifornire di ossigeno tutti i tessuti.  L'ossigeno filtra attraverso le pareti e i globuli rossi si caricano di anidride carbonica, come dei vuoti a rendere.
Nei polmoni avverrè il processo inverso.
Contrariamente a tutte le altre cellule del corpo, i globuli rossi non hanno il nucleo: lo perdono poco dopo la nascita (che avviene nel midollo osseo) sputandolo via come un nocciolo di ciliegia.  E assumendo la forma a disco biconcavo che li rende abbastanza elastici cioè in grado di modificare la propria forma.
Mancando del nucleo (cioè della parte che contiene il programma genetico, il DNA) è come se mancassero del cervello: non hanno quasi metabolismo, non si possono dividere e in definitiva vivono poco: meno di 4 mesi.  Sono in pratica dei sacchetti pieni di emoglobina, una sostanza che contiene ferro e che serve per legare l'ossigeno, con il quale ha molta affinità
L'unica cosa che sanno fare (ma è importantissima) è produrre emoglobina, grazie alle sostanze assorbite attraverso l'alimentazione.  Dopo questa breve e utile esistenza si rompono e finiscono in pasto ai fagociti.  Ogni secondo nel nostro corpo muoiono 2 milioni di globuli rossi.  Ma altrettanti ne vengono contemporaneamente prodotti. 
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COAGULO SANGUIGNO
Questa struttura, che sembra una rete da pescatori piena di spugne e stelle marine, è un coagulo sanguigno.  E' cioè la soluzione trovata dall'organismo per evitare che da una ferita il sangue defluisca via fino ad esaurimento.
La rete che vediamo nella fotografia è formata da fibrina.  Normalmente questa fibrina è diluita nel sangue.  Il sangue infatti è formato solo per metà (anzi al 45%) di globuli rossi: il resto è plasma.  Nel plasma, semiliquido, si trovano parecchie cose: tra esse le piastrine (250. 000 per millimetro cubo), leucociti e parecchio fibrinogeno.  Il fibrinogeno è una proteina che sotto l'azione di un enzima può trasformarsi in una sostanza filiforme, che prende il nome di fibrina e la forma di reticolo che si vede nell'immagine.
I globuli rossi rimangono così imbrigliati: le piastrine accorrono in questo territorio e collaborano alla costruzione della maglia.  così la fuoriuscita di sangue pian piano si arresta.
L'emofilia è una malattia in cui la capacità di formare questi coaguli è profondamente alterata: le ferite, pertanto, negli emofiliaci si rimarginano molto lentamente.  Gli individui affetti da emofilia (in genere su base ereditaria) vanno quindi incontro a imponenti emorragie, talora mortali.
Su questa trama di sviluppo, costruita dalla fibrina, cominciano ben presto a proliferare le cellule del vaso sanguigno: è un'autoriparazione dell'organismo, che richiude l'apertura formatasi.  La massa semisolida si riduce espellendo il siero ( il liquido giallo che appare sulle ferite); e la ferita rimane così tamponata da un grumo rosso scuro, cioè dai globuli rossi morti.
Questo fondamentale meccanismo di autoriparazione, che ci permette di sopravvivere, può però anche portare alla morte dell'individuo, se avviene in un punto o in un momento sbagliato.  Per esempio se in un vaso invecchiato si verifica una lesione alla parete, essa (insieme ad altri fattori concomitanti come alterazione della velocità di scorrimento e della composizione del sangue) può creare un coagulo improprio: il tappo che si forma in questo modo può ingrandirsi nel vaso fino a creare un'ostruzione.  E' il cosiddetto trombo.  Esso impedisce l'afflusso di sangue (e di ossigeno).  Il cervello e il cuore, che hanno un'estesa rete di piccoli vasi e sono grandi consumatori di ossigeno, sono particolarmente vulnerabili a questi trombi.
L'infarto si ha quando il trombo occlude rapidamente un'arteria di tipo terminale.  Con effetti spesso mortali. 
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LE CELLULE DEL GRASSO
Le cellule di grasso: sono cellule giganti, come sacchetti che si gonfiano e si sgonfiano.  Esse assorbono il grasso non utilizzato dal corpo sotto forma di goccioline .  Questo grasso, veicolato dal sangue, attraversa le membrane delle cellule e va a immagazzinarsi al loro interno, in attesa di essere riutilizzato nei momenti di bisogno, Per uscire percorreré la stessa via.  Per questa ragione le cellule adipose, come si vede nella fotografia, debbono sempre essere a contatto con i vasi sanguigni.
Sono queste cellule che danno forma alla pelle, imbottendola e modellandola.  Quando dimagriamo, infatti, esse diventano più piccole.  Quando ingrassiamo non solo diventano più grandi ma aumentano di numero.  Le cellule di grasso non si accumulano a caso, ma hanno una loro geografia.  Nel bambino si accumulano nelle guance, nei gomiti, ai polsi e alle caviglie.  In alcune popolazioni (boscimani) nelle natiche.
Nelle donne queste cellule adipose si concentrano nel seno, nei fianchi, nelle natiche e nelle spalle.  Negli uomini nell'addome e nel torace.  Questa geografia, del resto, varia anche in rapporto all'età L'invecchiamento, infatti, rallenta il metabolismo, anche quello dei grassi: Cioè contribuisce alla perdita di elasticità della pelle e del connettivo (le cellule adipose sono una varietà di connettivo).
Oltre alla funzione di riserva energetica e di impalcatura (per riempire e modellare gli spazi), queste cellule hanno in certi casi anche quella di ammortizzatori.  Il cosiddetto grasso primario (che è soggetto a oscillazioni) serve per esempio come materiale di imballaggio per il globo oculare, per creare dietro l'occhio un cuscinetto ovattato ed elastico. 
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 LA CONTRAZIONE DEL CAPILLARE: IL PERICITA
Sembra una lucertola aggrappata a un ramo: si tratta di una strana cellula contrattile (un pericita attaccato ad una arteriola, piccola diramazione del sistema circolatorio
Per capire cosa fa lé sopra un pericita bisogna ricordare prima come funziona la circolazione del sangue nel nostro corpo.  Affinchè il sangue circoli, infatti, occorrono le sistoli del cuore.  Il cuore ha proprio questa funzione, di pompa centrale: ma anche arterie e vene debbono aiutare il suo lavoro, con contrazioni locali.
Arterie e vene (cioè tutti i vasi) sono dei piccoli cuori , che hanno i loro sistemi di pompaggio.  Per questo, così come il cuore possiede tre strati di tessuto (endocardio, miocardio, pericardio), analogamente i vasi hanno una parete divisa in tre strati (la tonaca intima, quella media muscolare e quella esterna avventizia, ricca di connettivo).  Il tessuto muscolare si contrae sotto lo stimolo di terminazioni nervose.
Il fatto è che la forma e le esigenze di tutti questi vari vasi che si ramificano nel corpo sono diverse.  Sia perchè man mano che si va in periferia diminuiscono le dimensioni dei vasi e diminuisce la velocità di scorrimento del sangue (un po' come avviene nelle ramificazioni della rete stradale, con autostrade, strade e vicoli): sia perchè man mano che i vasi diventano più piccoli le tonache diminuiscono di numero e nei capillari rimane soltanto la tonaca interna e cioè l'endotelio.  Quindi diventano vasi senza tessuto muscolare, e senza terminazioni nervose.  Come fare per contrarsi e permettere al sangue di continuare a circolareè R>La risposta è appunto nell'immagine qui accanto.  Il vaso (in questo caso l'arteriola) consiste prevalentemente di endotelio: ma sulla sua superficie si adagia una cellula molto speciale (pericita): essa risponde a sollecitazioni meccaniche e umorali che avvengono nell'ambiente circostante, e reagisce contraendosi.  Questa contrazione schiaccia il vaso e provoca il pompaggio locale del sangue.  Senza bisogno di muscoli e di nervi.   larghezza della pagina 1/8 di mm occorrono cioè 8 pagine DinA4 per fare 1 Ingrandimento 2400x. 

 

 

L'INTERNO DI UN VASO: L'ENDOTELIO
Questa è una delle autostrade in cui scorre il sangue.  Siamo all'interno di un vaso e quella che si vede è la tonaca dell'endotelio tonaca intima.  I puntini chiari sono microvilli, destinati ad assorbire le sostanze destinate ad alimentare le cellule. Le cellule dell'endotelio sono delimitate da certe strutture chiaramente visibili.  Si vedono anche dei piccoli rigonfiamenti, in corrispondenza dei nuclei interni.  L'endotelio è una membrana sottile, simile in tutti i vasi (anche nel cuore).
Nei vasi più piccoli, il piastrellato delle cellule non è così saldamente unito: le cellule possono distendersi notevolmente, seguendo la contrazione del vaso.  In alcuni capillari la parete è porosa consentendo un più ampio passaggio del sangue nei tessuti circostanti, lé dove è necessario.  Al di sotto della parete che vediamo vi sono due altri strati: la tonaca media (cioè la parete muscolare) e più esternamente la tonaca avventizia (che è il rivestimento di connettivo che avvolge il vaso).  E' tra queste pareti che possono depositarsi dei grassi, provocando così uno dei maggiori fattori di rischio della nostra salute.  Questi grassi infatti, insieme ad altri fattori, diminuiscono l'elasticità dei vasi (che spesso si allungano divenendo tortuosi) e creando degli ispessimenti e protuberanze (placche lipidiche e fibrose) che riducono il passaggio del sangue.  Tutto Cioè porta a sclerosi, compromette l'elasticità del vaso e diminuisce così l'afflusso di sangue (e quindi di ossigeno) a certi organi che ne hanno particolarmente bisogno, come il cervello (il cervello muore se rimane pochi minuti senza ossigeno).  Queste placche sono alla base della arteriosclerosi.  larghezza della pagina 1/23 di mm occorrono cioè 23 pagine DinA4 per fare 1 mm Ingrandimento 6900x.
 

 

 
GLOBULI ROSSI IN UN VASO
Qui i globuli rossi, all'interno di un vaso, stanno imboccando una piccola diramazione, e si ha quasi l'impressione che vengano spinti dal flusso creato dal battito cardiaco.  In realtà in quest'immagine è stato eliminato il plasma (che rappresenta il 55% del sangue) e solo alcuni globuli rossi sono rimasti nella zona.
Il loro transito è molto intenso: basta pensare che nel cuore transita 5-6 litri di sangue al minuto (e che ogni millimetro cubo di sangue contiene 5 milioni di globuli rossi).
I globuli rossi percorrono, in questo modo, 15 chilometri al giorno.  vale a dire circa 1500 chilometri nel corso della loro breve vita che è di circa 4 mesi.
Le striature che si vedono sullo sfondo sono le pieghe che permettono la dilatazione del vaso.  Nei piccoli varchi che si possono creare si infiltrano i globuli bianchi (leucociti), che in questo modo escono dal circolo sanguigno per andare a distruggere i corpi estranei.  E in alcuni organi (per esempio fegato, milza) anche a fagocitare i globuli rossi morti.
Il sangue, anche se non ne ha l'apparenza, è un tessuto.  Un tessuto fluido.  Prende origine infatti da uno speciale tessuto embrionale: il mesenchima, che è il progenitore di tutti i tessuti connettivi (arterie e vene hanno,per esempio, la stessa origine del sangue). 
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LE VALVOLE DELLE VENE

Siamo all'interno di una vena, in corrispondenza di una valvola.  Quello che vediamo è un dettaglio del sistema che impedisce il reflusso del sangue, consentendogli soltanto di dirigersi verso il cuore.  Mentre infatti le arterie usufruiscono della spinta del cuore (o delle contrazioni dei vasi), il ritorno del sangue attraverso le vene richiede un meccanismo di richiamo.  Soprattutto quando è in salita, cioè quando il sangue deve risalire dagli arti inferiori verso il cuore (contro gravità .
Il meccanismo è facilitato da questo sistema di valvole che funzionano come una serie di porte che si chiudono dietro a chi passa.  E' un po' quello che avviene anche all'interno del cuore, con il sistema delle valvole cardiache.  In altre parole, le valvole si aprono al passaggio del sangue e si richiudono dietro, così come avviene nelle chiuse del canale di Panama.  Con la differenza che nel cuore queste valvole sono attive, perchè attraversate da tendini e muscoli mentre qui sono passive: cioè sono semplici tasche che si riempiono di sangue e lo trattengono per limitare il reflusso durante il suo lento percorso in salita.
Nella fotografia vediamo, in alto, il lembo di una valvola, e in basso altre valvolette.
Per facilitare il lavoro delle vene, è possibile utilizzare il movimento dei muscoli circostanti: essi aiutano a pompare il sangue.  Per questa ragione i medici consigliano di camminare e consigliano anche una precoce mobilità post-operatoria.  Chi sta lungamente fermo ha più difficoltà a impedire il riflusso del sangue venoso, e soffre spesso di vene varicose.
E' proprio questa difficoltà a non far progredire il sangue che provoca gonfiori ai piedi e alle caviglie. 
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LA RETE POLMONARE
E' possibile osservare un calco della rete fornita dai capillari polmonari.  Questa è un'immagine che non esiste in natura: è il frutto di un artificio, per poter vedere la rete capillare, che fa circolare il sangue nei polmoni, sono state iniettate delle resine, che sono andate a depositarsi al posto del sangue.  Le resine si sono indurite e le pareti dei vasi sono state distrutte con sostanze corrosive.  E così pure gli alveoli polmonari. 
Con questa tecnica è stato possibile vedere a nudo la rete vascolare polmonare, in tutte le sue circonvoluzioni e intrecci.  E' in questo punto che confluiscono la circolazione arteriosa e quella venosa del polmone ed anche la cosiddetta circolazione pubblica (ossigenazione) e quella privata (nutrizione).
I capillari arteriosi, per porosità assorbono l'ossigeno che si trova negli spazi vuoti (gli ex alveoli polmonari, che contengono l'aria inspirata), mentre quelli venosi, sempre per porosità cedono anidride carbonica agli alveoli che la eliminano con l'espirazione.
E' insomma uno scambio di gas che avviene su una superficie molto estesa, grazie proprio a questa forma così reticolare, a spugna, di capillari e alveoli.
così il sangue che era entrato sporco ne esce pulito e ossigenato.  E ritorna al cuore, da dove viene pompato in circolo, per distribuire in tutto il corpo l'ossigeno.  In un certo senso il sangue attraverso i polmoni entra in contatto, sia pure indirettamente, con l'ambiente esterno.
Allo stesso modo il sangue elimina anche alcuni liquidi (circa mezzo litro al giorno), che se ne vanno via col vapor acqueo dell'aria espirata.  larghezza della pagina 1/4 di mm occorrono cioè 4 pagine DinA4 per fare 1mm Ingrandimento 1400x.
 
 
LA TRACHEA
Qui si ha l'impressione di osservare un fondale marino, pieno di vegetazione subacquea.  E' la trachea.  O meglio, il mantello cellulare (mucoso) che riveste l'interno della trachea.
Da qui transita l'aria diretta verso i polmoni (e viceversa).  E' una parete, come si vede, formata da due tipi di cellule: quelle cigliate (in verde), che hanno una funzione di spazzola (le vedremo meglio nella fotografia successiva), e quelle che secernano muco (in rosso).
La trachea (come le cavità nasali, la laringe, i bronchi) è una struttura rigida.  Queste vie aerifere, infatti, rimangono sempre aperte.  Per questo sono dotate di uno scheletro di tipo cartilagineo (che qui non si vede).  La trachea è infatti sorretta da una serie di anelli cartilaginei.  Nei bronchi il supporto cartilagineo ha una struttura relativamente semplice a placche.
E' interessante osservare che questi due tipi di cellule (cigliate e produttrici di muco) si trovano associate in vari tipi di tessuto originando paesaggi molto simili in parti molto diverse del corpo.  E' curioso, per esempio, confrontare questa immagine con quella che rappresenta l'interno della tuba uterina (n. 44).  La trachea e la tuba, viste al microscopio (almeno per quanto riguarda le mucose), sono sorprendentemente simili. 
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LE CELLULE CIGLIATE DELLA TRACHEA
Ecco un dettaglio delle cellule cigliate della trachea.  Con i loro movimenti queste ciglia eliminano verso l'esterno i corpi estranei contenuti nell'aria (pulviscolo atmosferico), per evitare che arrivino agli alveoli polmonari.
Sono questi cespugli che cercano di difendere i nostri polmoni da tutte le sostanze inquinanti che si trovano nell'aria, e che entrano con la inspirazione.  Il problema è che il sistema (nato da un'evoluzione biologica precedente agli inquinamenti atmosferici) non ce la fa a respingere fuori tutte le sostanze nocive inalate.
Soprattutto non è in grado di filtrare tutte le sostanze volatili che entrano con il fumo della sigaretta.  In passato queste cellule erano, per così dire, come dei tranquilli guardiani all'ingresso di un cinema: oggi debbono fronteggiare delle masse senza biglietto che hanno rotto i cancelli e dilagano all'interno.
Il compito della trachea e delle sue cellule è anche quello di riscaldare e umidificare l'aria che passa, ed evitare che arrivi troppo fredda e troppo secca nei polmoni.  E' un vero condizionatore d'aria: pulisce, umidifica, riscalda.  E' grazie a questo sistema che possiamo respirare anche a 30 gradi sotto zero ai poli oppure a 40 gradi sopra zero nel deserto.  Le strutture verdi che si vedono al centro delle cellule cigliate sono microvilli, con funzione assorbente. 
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IL CONNETTIVO
Questo groviglio di fili e fibre è il riempitivo del nostro organismo.  E' il tessuto connettivo.  Ha più o meno lo stesso ruolo della paglia in un imballaggio.  Finora abbiamo visto, infatti, tessuti e organi ben delimitati (stomaco, fegato, reni, arterie ecc. ): ma tutti questi pezzi dell'organismo non si incastrano l'uno dentro l'altro, come i pezzi di un gioco di montaggio.  Ci sono degli spazi vuoti, dominio del tessuto connettivo, che è appunto come la paglia nell'imballaggio, o se preferite come la calce che tiene insieme i mattoni, e fa da supporto ai cavi della luce, del gas, del telefono.
Il connettivo infatti fa da sostegno per esempio al sistema circolatorio.  Senza connettivo la rete capillare, così fragile, non potrebbe adagiarsi.  Per definizione il tessuto connettivo costituisce l'imbottitura e anche l'impalcatura del nostro corpo (anche l'osso, infatti, è un tessuto connettivo, sia pure di tipo particolare).
I suoi materiali sono prodotti da certe cellule chiamate fibroblasti e fibrociti (praticamente sono come un individuo giovane e uno vecchio: il primo produce più fibre del secondo).  Queste fibre e fibrille si uniscono e si intrecciano, così come i fili, intrecciandosi, formano delle funi.  fibre e cellule si insinuano ovunque, estendendosi, raggomitolandosi, imbrigliando cellule di grasso, servendo da tralicci per vasi e nervi (nell'immagine, in azzurro, si vede un'esile fibra nervosa), e creando dei riempimenti.
Le fibre del connettivo sono di vario tipo.  Alcune ( e sono le più abbondanti) non possono estendersi: sono le cosiddette fibre collagene, che devono questa loro grande solidità a una proteina straordinariamente resistente, il collagene.  Altre sono elastiche, grazie alla proteina elastina, e dopo l'estensione possono tornare nella posizione iniziale. 
Gli spazi vuoti sono occupati da liquidi extra-cellulari, e diventano così delle specie di paludi o di acquitrini.  Qui circolano sostanze nutrienti, ormoni, macrofagi, linfociti.
Nel connettivo c'è anche una colla (anch'essa prodotta dai fibroblasti e dai fibrociti).  E' un impasto complesso di zuccheri e proteine, che sotto l'azione di enzimi e ormoni può diventare più o meno duro.  E' da un suo graduale indurimento che dipende, fra l'altro l'invecchiamento del tessuto connettivo. 
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IL MUSCOLO
Un fascio di fibre muscolari, tagliate in sezione trasversale, mostrano la struttura interna del muscolo.  In alto, in bianco, si vede un involucro di connettivo, dove passano vasi e nervi, che portano nutrimento e stimoli al muscolo.
I muscoli sono delle strutture che rivestono l'organismo e, come è noto, gli consentono il movimento: essi rappresentano ben il 35-45% del peso corporeo.  Un sistema, quindi, estremamente importante, e molto flessibile.  Grazie alla combinazione cervello-muscoli noi riusciamo a far compiere al nostro corpo una quantità praticamente illimitata di movimenti.
I muscoli volontari (cioè mossi da un nostro comando) sono circa 600, e possono agire in una grandissima varietà di combinazioni.
La raffinatezza del movimento dipende dalla qualità di collegamenti nervosi.  Ogni singola unità motoria (cioè il singolo neurone motore e l'insieme delle fibre da esso innervate) può comprendere da 5 a 4000 fibre muscolari.
Nella mano, per esempio,i terminali nervosi sui muscoli (placche motrici) sono molto più numerosi che nel torace o nelle natiche.  l'impulso nervoso, attraverso una terminazione collegata al muscolo, scarica acetilcolina o noradrelina: queste sostanze provocano una reazione chimica, che a sua volta produce la contrazione muscolare.
Ci sono muscoli che si contraggono senza che la nostra volontà possa intervenire: il cuore per esempio.  O i muscoli dei visceri.  Questi ultimi sono a contrazione lenta e sono formati da tessuto muscolare liscio.  La vera differenza consiste nel fatto che gli impulsi nervosi per provocare la contrazione dei muscoli viscerali non partano dalla corteccia cerebrale (sede dei comandi motori), ma dalle zone arcaiche del cervello, che regolano, senza intervento della volontà il sistema nervoso cosiddetto autonomo, o neurovegetativo.  larghezza della pagina 2 mm occorre cioè 1/2 pagina per fare 1 mm Ingrandimento 150x.

 

 
 
 
LE FIBRE MUSCOLARI
Vediamo qui, ingrandite, alcune fibre muscolari.  Ogni singola fibra può misurare da pochi millimetri fino a 30 centimetri di lunghezza.
Queste fibre sono, per così dire, dei mostri cellulari.  Assomigliano a lunghe salsicce contenenti moltissimi nuclei.  Nella fotografia si vedono prominenze di nuclei (che creano una serie di piccole gobbe nel profilo della fibra).
Al loro interno queste fibre contengono sostanze contrattili, come l'actina (è una proteina che esiste in tutte le cellule), ma soprattutto la miosina, tipicamente muscolare.  Actina e miosina, insieme (e combinata con altri fattori), danno origine alla massima contrattilità dei tessuti.
Guardando bene queste fibre muscolari si intravedono delle striature orizzontali: esse riflettono le strutture interne.  Si tratta di ingranaggi a pettine che scorrono l'uno dentro l'altro.  Essi sono alla base del meccanismo di raccorciamento della fibra (contrazione muscolare).  Una ricca rete vascolare (in azzurro) accompagna le fibre muscolari.
Queste fibre muscolari, per funzionare, hanno bisogno di molto ossigeno: e quindi debbono essere bene irrorate dal sangue, come vedremo nella prossima immagine. 
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